Elegia polifonica sulla contemporaneità e sulla rivoluzione
Quello che stiamo attraversando è un periodo cupo. Il mondo balla sul bordo della catastrofe.Abbiamo bisogno di una rivoluzione, ma nessuna rivoluzione sarà mai possibile se non siamo in grado di rivoluzionare innanzitutto noi stessi.
L’amore è il sentimento più nobile che abbiamo. L’amore come decisione e abbandono totale. L’amore che rende indifesi e che non pretende né chiede ma aspetta e costruisce.
Da una parte la guerra. Dall’altra l’amore. E nel mezzo noi, che possiamo scegliere da che parte stare.
8 racconti e 11 ‘cantate’. La vita parla. Racconta di quello che siamo, e siamo stati. Dei nostri desideri, delle nostre ansie, di quello che abbiamo cercato, di cosa saremo dopo la morte, quando tutto sembrerà perso. Stabilire un contatto con se stessi alla ricerca delle proprie radici, di quello che i millenni, scavando nell’eternità, hanno condotto intatto per ciascuno di noi, nelle nostre esistenze quotidiane. Cosa ci porta ad amare e chi? E perché odiamo? Cosa ci allontana dai luoghi, cosa ci trattiene, e dove tendiamo? “Radici” è un viaggio attraverso una vita e le sue contraddizioni. Una, singolare, non replicabile. Che però dice. Mettendosi alla ricerca del cammino, e volgendo lo sguardo lungo la prospettiva dell’oblio per riscattarne il senso. Sedendosi sul bordo del precipizio per ascoltare le voci che risuonano dalle profondità e dai recessi dei vissuti propri ed altrui.
La narrazione è impotente di fronte a quello che stiamo vivendo. La complessità della storia che si dipana sotto i nostri occhi, con una vertiginosa significanza che fatichiamo addirittura a contenere, chiede altro. Le parole non reggono. E devono farsi pensieri. E i pensieri diventare parole. Parole spesse, dense, complesse, affilate. Parole aggettanti, non semplificate, non utilitaristiche. Parole adatte all’urgenza. Sofisticate. Parole che bastano a sé stesse e che ispirano senso, chiedendo.
Un anno fa, con una disposizione improvvisa e inattesa, la multinazionale Bekaert decide di chiudere lo stabilimento di Figline Valdarno, in provincia di Firenze. Gli operai, insieme ai sindacati, scelgono di opporsi con forza a quella che viene subito percepita come una profonda ingiustizia. Ne nasce una vertenza emblematica dei rapporti di forza esistenti nel mondo del lavoro post-crisi, ma anche della capacità dei lavoratori di legarsi al territorio e di inventare forme nuove di opposizione e di protesta. Ottenendo anche significativi successi. Il libro, costruito intorno a una conversazione con il segretario della Fiom, Daniele Calosi, e alle testimonianze corali di quella moltitudine (operai, famiglie, istituzioni, semplici cittadini e personaggi famosi, come il cantante Sting), racconta la vicenda Bekaert come una moderna epopea, in cui piccoli David operai si oppongono ai Golia della globalizzazione e della logica mercantilista, sostenendo il primato dei diritti e della dignità del lavoro.
Un documento estorto. Un ricatto civile e burocratico che commina una pena certa a persone che non hanno commesso alcun reato, limitando i loro diritti fondamentali ed impendendo loro l’accesso a beni e servizi essenziali. Un atto di prepotenza di un potere che rompe definitivamente il rapporto di fiducia con i cittadini, mettendo gli uni contro gli altri, e segregandone alcuni in nome di una condizione supposta e non verificata. I sorci da una parte, gli eletti dall’altra. Come già tragicamente successo altre volte nella storia.
“Ordine nuovo” racconta un paese in crisi di identità; che ha perso il contatto con le proprie radici e che preferisce riconoscersi in un’immagine tanto stereotipata quanto estremamente lontana dalla realtà. Con l’ausilio delle indagini condotte dai principali istituti di ricerca internazionali, questo reportage ’fotografico in forma scritta’ tenta di spiegare come, e perché, l’ordine e la sicurezza stiano diventando i due pilastri a partire dai quali si riscrive la Costituzione materiale e morale del nostro Paese.
L’Italia è una Repubblica fondata sul sesso. Spesso, a pagamento. Dal festino a base di droga e giovani cocotte dell’onorevole Mele, al caso Escort-Berlusconi, alla vicenda Trans-Marrazzo, fino alle intercettazioni che tirano in ballo il capo della protezione civile Guido Bertolaso: in Italia il sesso è diventato un’ambita merce di scambio, e rappresenta sempre più uno strumento di ascesa sociale ed economica. In un connubio perverso tra chi detiene il potere e chi ambisce ad esercitare una carriera, o anche semplicemente ad ottenere una chance di successo; soprattutto lungo l’asse Rai-Parlamento. Intanto, nel paese delle ordinanze contro le prostitute, degli ostacoli alla somministrazione della pillola RU 486, e dell’attacco alla legge sull’aborto, tornano in gran numero i bordelli più o meno ufficiali, e il 30 per cento delle studentesse si dichiara disposto a cedere il proprio corpo in cambio della promozione agli esami.
Eravamo tanto amati non è una presa d’atto dell’esistente, ma un’analisi giornalistica a più voci per capire il futuro. Alle elezioni del marzo 2018, il PD ottiene circa 8 milioni di voti. Quasi gli stessi raggiunti dal PDS, nel 1992, al suo debutto dopo il sofferto scioglimento del PCI. A trent’anni dalla Bolognina, quando il più grande partito comunista d’Europa decise di cambiare nome, la Toscana rimane l’unica regione in cui gli eredi di quella tradizione, nata proprio a Livorno nel 1921, vincono e conservano una egemonia territoriale. Cosa è accaduto in questi anni? La svolta lanciata nel 1989, all’indomani della caduta del Muro di Berlino, ha tradito le aspettative? È possibile riconquistare quel consenso?
Ogni tanto nascono generazioni consapevoli che una rivoluzione è possibile Le storie e i volti degli uomini e delle donne che hanno regalato all’Italia la democrazia. L’Italia del ventennio fascista e quella del ventennio berlusconiano a confronto nelle riflessioni di 15 partigiani che hanno fatto la Resistenza e la Storia d’Italia. Attraverso l’epopea popolare che li vide protagonisti attivi nella Liberazione dell’Italia dal Nazifascismo, i partigiani furono gli artefici primi della ri-costruzione della nostra democrazia.
Di domenica si può anche morire è il primo racconto della raccolta Morsi. Velocità, precarietà, superficialità: tutti noi viviamo in un mondo sempre più attratto dalle sensazioni ‘mordi e fuggi’ e sempre meno attento alle emozioni. Soprattutto a quelle più profonde. La società occidentale sembra oramai ripiegata verso un tecnicismo orizzontale